mercoledì, luglio 18, 2012

Spostare i punti di un rilievo 2D alla quota indicata in AutoCAD

Oggi vado leggermente fuori argomento e parlo un po' di AutoCAD, strumento che rimane spesso presente nel mio flusso di lavoro, vuoi per comunicare con i consulenti, vuoi per alcune operazioni fondamentali  di preparazione dei file da importare in Revit.

Da questa discussione su Revit Forum


ho deciso di pubblicare  un piccolo LISP che ho scritto per velocizzare delle operazioni noiose in CAD.
Tutto nasce dall'esigenza di avere un file in formato .CSV da utilizzare in Revit per generare una superficie topografica.

Un file CSV (Comma Separeted Values, ossia valori separati da virgola) si può ottenere facilmente grazie all'indispensabile xSurvey rilasciato da Gjiom, rimando alle pagine del forum o del suo Revit Landia dove se ne parla ampiamente.

Lo scenario tipico in cui mi trovo ad operare è quello di avere da un consulente esterno un DWG con i punti battuti nel rilievo, disegnati come oggetti punto con coordinata Z uguale a zero, e a lato un testo che ne riporta la quota assoluta in metri sul livello del mare.

Quello che fa questo LISP è creare una copia dei punti battuti su un layer (A-3D-POINTS) posizionandoli alla terna di coordinate (X,Y,Z) desunta dal punto a quota zero e dal testo accanto.
per motivi di praticità i punti originali vengono spostati su un layer che verrà automaticamente spento (HIDDEN) quindi sarebbe bene fare queste operazioni partendo da una copia di lavoro del vostro file di rilievo.

Quindi per ciascun punto battuto si deve selezionare prima il punto e immediatamente dopo la quota, ciclicamente fino ad esaurimento dei punti.
Inizialmente viene richiesto di esprimere il valore di un metro in unità di disegno (purtroppo capita di avere una pianta in centimetri e le quote accanto in metri se il rilievo è piccolo); in ogni caso di default viene considerato un disegno in metri.

Ho notato che su alcuni file lavorando dall'alto il LISP non funziona correttamente: crea la copia del punto ma la lascia a quota zero, probabilmente ha a che vedere con una variabile di snap che dovrei disattivare, indagherò appena posso.
Questo per dire che non ho nessuna pretesa di aver fatto un lavoro scevro da errori, anzi, è aperto a chi volesse migliorarlo, sarebbe utile poterne condividere su queste pagine gli eventuali sviluppi.

Tuttavia in una vista assonometrica il LISP funziona correttamente.

Ribadisco che è pensato per funzionare con degli oggetti punto e dei testi in testo multilinea, in caso di blocchi con attributi, ad esempio, si dovrà procedere diversamente.
Quindi nel caso non fosse possibile richiedere a chi fornisce il rilievo di averlo in 3D si può utilizzare, con pazienza, questo piccolo strumento.

Per visualizzare meglio i punti scegliete il contrassegno che vi piace di più digitando alla riga di comando "._ddptype".

Per caricare il LISP occorre digitare alla riga di comando APPLOAD e richiamare il comando digitando 3DP.

Lo potete trovare a questo link.



domenica, marzo 11, 2012

Come partire con un team di lavoro di più persone #2

Ecco altre domande in una mail seguente che chiedevano altri chiarimenti sui workset e sui file collegati.

"1) abbiamo una conoscenza simile del programma
2) arriveremo ad un dettaglio al 200 con le sezioni in nero

3) quuanche dettaglio al 20

4) dei 21 piani abbiamo 6 tipologie

5) vorremmo utilizzare i workset


da qui la domanda.

1a) non mi e' chiaro come richiamare il file in locale

2a) come do ad un utente le autorizzazioni

3a) se lavoriamo su uno stesso piano utenti diversi possono lavorare inocntemporanea per esempioo sui muri?

4a) come poi risincronizzare....?

e' possibile simulare in locale

con 2 revit aperti uno con lo sfondo bianco e uno con lo sfondo nero cosi da aver ben chiaro i 2 utenti....

ti ringrazio.

ps sui link ho notato che non posso eseguire unisci geometrie quindi su di un edificio di 21 piani i link sono per piano?"

Ecco la mia risposta.

1a) il file locale si può chiamare come si vuole, l'importante è il percorso del file centrale che non deve cambiare; il mio consiglio è di mettere in appendice al nome del file, il nome dell'utente che ha generato la copia locale;

2a) un workset utente può essere di proprietà di un solo utente per volta l'importante è che a fine sessione di lavoro ogni workset venga "rilasciato". La proprietà di un workset implica che ogni modifica da parte degli altri utenti ad oggetti che insistono su quel determinato workset debba richiedere l'autorizzazione preventiva del proprietario. Se nessuno è proprietario di un workset si diventa temporaneamente "richiedenti" per determinati oggetti di quel workset fintanto che non si sincronizza nuovamente il proprio lavoro sul file centrale;

3a) Si è possibile, dipende anche da come si è deciso di organizzare i workset, potrebbe essere noioso continuare a dover chiedere delle autorizzazioni al collega proprietario o al collega che possiede il controllo di un workset adiacente alla lunga. Ma se le richieste non sono troppo frequenti da continuare a bloccare il lavoro non c'è problema.

4a) Per sincronizzare c'è un apposito tasto sia sulla Quick Access Toolbar sia nella scheda dedicata ai workset

La simulazione può essere fatta ma si deve avere cura di specificare in ognuna delle sessioni parallele un nome utente differente R>Opzioni>utente... se poi volete cambiare i colori di sfondo fate pure, ma non è affatto necessario perché non si vedono le modifiche apportate dagli altri in tempo reale; può servire per capire la funzione della sincronizzazione e come si utilizzano i privilegi di proprietario per bloccare/consentire le modifiche da parte di un richiedente ecc...

Per quanto riguarda i file collegati, si è vero che non si possono unire le geometrie ma sono dei ritocchi grafici che possono essere sistemati in 2D nelle viste che si deciderà andranno in tavola: è un piccolo prezzo da pagare di fronte a tutti i benefici che comporta in termini di gestione delle risorse macchina e organizzative del lavoro.

Come partire con un team di lavoro di più persone

Scrivo questo post a seguito della richiesta di aiuto che mi è pervenuta da uno studente del Politecnico di Milano. Il tema di progettazione è un edificio di dimensioni considerevoli e con una ventina di piani. A seguire un estratto della sua mail di richiesta.

"....la prof ci ha dato un progetto da elaborare in 4 ed ero intenzionato ad usare i workset.

ho letto questa tua discussione:

http://www.revitforum.com/forum/showthread.php?t=2566&highlight=workset

e la guida in linea ma non ho capito molto, forse mi mancano delle basi nel comprendere i workset.
Volevo chiederti se hai un piccolo ritaglio del tuo tempo di indicarmi come impostare in maniera base il lavoro.
Noi abbiamo una rete dove abbiamo accesso e vediamo tutti i file, io partirò da un mio template- file vuoto- questo e' il file di partenza dove la prima settimana lavorerò solo io, poi lo dovremo condividere per lavorarci in 4 contemporaneamente.
Il progetto e' un edificio di 60x60m di base su 21 piani.
Non ho capito come creare il file centrale , come lo richiamo su di un sistema locale e come poi dal locale aggiono il centrale...

come poi definire i workset e chi ci ha accesso...

diciamo i primi step per iniziare....."

Ed ecco la mia risposta:

Veniamo al tuo problema, forse ti sorprenderà, ma come prima cosa ti consiglierei di valutare strade diverse da quella della condivisione del lavoro (workset) per diversi motivi.
Innanzitutto perché è controproducente iniziare da subito un progetto con i workset attivi (a meno di avere padronanza degli stessi o particolari esigenze di coordinazione fra i colleghi della squadra di lavoro). In secondo luogo le dimensioni del progetto che devi sviluppare richiederanno, presto o tardi, l'utilizzo di file collegati per poter alleggerire la gestione di tutto l'insieme. In fine, per esperienza, se non c'è un livello medio equivalente di conoscenza del programma, si rischia di avere maggiori problemi a dirimere questioni di tipo tecnico legate all'organizzazione dei file piuttosto che problemi di progettazione.
La condivisione del lavoro diventa fondamentale quando si devono produrre le viste da mettere in tavola per cui è necessario che più persone collaborino in un tempo molto ridotto sullo stesso file per mettere quote, dimensioni, etichette, componenti di dettaglio, campiture, testi, ecc... (fondamentalmente elementi 2D).
Resta vero il fatto che è possibile suddividere il modello in workset e delegare ad ogni elemento della squadra di lavoro un particolare ambito progettuale, ma è, come dire, un benefico effetto collaterale.
Devi sapere che prima che introducessero i file collegati l'unico modo per poter lavorare in squadra su uno stesso file erano i workset, quindi questi ultimi sono una soluzione datata al problema.

L'importante nella nostra professione è sapersi fare le domande giuste, ed è lì che sta la genialità, le risposte che diamo sono solo il frutto delle conoscenze che possediamo in un determinato momento. Provo ad aiutarti in questo senso...

  • A che livello di dettaglio di progettazione si deve arrivare? (per sapere quanta modellazione e quante tavole occorrerà produrre, meglio avere un elenco tavole cone specificato cosa andrà finirà su di ognuna)
  • Con quale stile grafico si deve presentare il progetto? (questo può avere ricadute importanti in termini di preparazione ottimale del/dei template iniziali... in ogni caso si può sempre cambiare in corsa)
  • E' possibile individuare degli elementi di ripetitivi nel progetto? (ad esempio ci sono 21 piani, sono tutti diversi tra loro o sono variazioni di un piano tipico? all'interno di un piano ci sono strutture che distributive che si ripetono? - stanze di albergo o di ospedale, appartamenti ecc... questo aiuta ad individuare una possibile scomposizione del progetto in file collegati, ricorda il motto: "dividi e conquista")
  • Da quante persone è composto il team di lavoro? quali sono i punti di forza di ognuno? (ok sono 4 persone, ma con quale conoscenza del programma? chi possiede la migliore attitudine progettuale specifica sui layout interni oppure sui prospetti o sulle strutture ecc?...è importante per stabilire i ruoli organizzativi e per sapere a chi assegnare i compiti di progettazione sia nel caso si ricorra ai file collegati sia nel caso dei workset)

L'organizzazione tipica dei file collegati è la seguente: c'è un solo file "Master" che conterrà le tavole del progetto complete di cartiglio e le relative viste; all'interno del file master vengono collegati tutti i file che contribuiscono alla realizzazione del modello. La scomposizione del modello in sotto-parti dipende moltissimo dalle caratteristiche geometriche e funzionali del progetto, quindi non c'è una regola precisa da seguire.
Un gruppo di file sarà dedicato alla modellazione del contesto e delle sistemazioni esterne. Un altro gruppo di file definirà l'organismo edilizio che state progettando.
Banalmente dopo aver raccolto ciò che si "vede" architettonicamente in un edificio, si può separare la struttura con gli assi strutturali da tutto il resto, raccogliere insieme tutto ciò che riguarda la parte impiantistica (canalizzazioni dell'aria, adduzioni, scarichi, ventilazioni, aerazione dei vani scala, macchinari impianto meccanico e quadri elettrici, ecc...), eventualmente separare i presidi antincendio (estintori, naspi, sprinkler, allarmi sonori e visivi, segnaletica ecc...) e così via per quel che riguarda la scomposizione secondo il sistema tecnologico e funzionale.
Geometricamente invece potresti separare l'edificio per piani, per settori in pianta, per volumi unitari ecc... dipende dalla morfologia del progetto, dall'altezza dei livelli di progetto e dal contesto, ecc...
Queste suddivisioni hanno lo scopo di definire gli ambiti progettuali sposandosi bene con la caratteristica fondamentale di un processo di progettazione, che è per sua natura iterativo e ciclico, ma che altresì impone, con violenza concettuale, dei salti di scala passando gradualmente dal generale al particolare, dal tutto alle parti.
Verosimilmente quindi si potrà partire da un unico grande file che andrà sempre più definendosi nelle sue parti, poi a tuo giudizio potrà cominciare ad essere suddiviso per essere gestito anche dai tuoi colleghi di lavoro (che potranno avere a loro volta collegati all'interno i file che non competono loro per avere un aggiornamento semiautomatico di quello che gli altri stanno facendo ogni volta che li ricaricano manualmente o riaprono il file su cui stanno lavorando).
Tutti i file vengono collegati nel Master e in questo caso ci si potrebbe avvalere dei workset per chiudere la documentazione delle tavole.

Per come si utilizzano tecnicamente i collegati ti rimando alla guida in linea e a numerosi discussioni sul forum se non li hai mai utilizzati prima.

Velocemente sui workset, per poterli utilizzare si devono abilitare una prima volta andando nell'apposita scheda e cliccando sul tasto dei workset.
Da quel momento il file in cui stai lavorando diventa il file centrale, per questo motivo sarebbe bene che si trovasse già al momento della creazione dei workset nella posizione accessibile a tutti dove risiederà per tutto il tempo del progetto. Infatti basta rinominare una cartella del percorso o semplicemente copiarlo o spostarlo per farlo diventare una copia locale. Dalla stessa scheda si possono creare quanti workset si vogliono, è necessario poi avere cura di spostare gli elementi del modello sui workset corrispondenti.
Il file centrale è il vero file di lavoro con copie di backup che permettono di riportare il file ad un salvataggio precedente, quello che Revit consente è fare lavorare più persone sullo stesso file attraverso una copia locale del file centrale, una copia cioè specifica per ciascun utente.
Per questo è utile, ma non fondamentale, avere un numero di workset (leggi collezioni di oggetti) minimo superiore o uguale al numero di persone che compongono il team di lavoro.
Se si usano i file collegati e i workset si potrebbe creare un workset per ciascun file collegato o per gruppi di file collegati che abbiamo una caratteristica importante che li accomuni.
Quando si lavora in una copia locale del file centrale si deve avere cura di sincronizzare le proprie modifiche con il file centrale in modo da:
  • recepire le modifiche dei colleghi
  • rendere pubbliche le modifiche apportate al modello
E' buona norma sincronizzare frequentemente la propria copia locale con il centrale per ridurre al minimo l'eventuale insorgere di conflitti o la malaugurata perdita di dati del file centrale per cause esterne al programma (danneggiamenti del server di condivisione ecc...). Infatti è possibile trasformare una copia locale in file centrale quando la si salva con nome e si specifica con apposito segno di spunta nelle opzioni di salvataggio.
In caso di incoerenze o interferenze Revit interviene automaticamente segnalando un errore o un avviso che specifica quali elementi sono coinvolti e gli utenti che stanno generando il conflitto.
L'assegnazione dei workset deve rispecchiare possibilmente le attitudini progettuali emerse dall'indagine preliminare, serve nel caso di progetto in fase di sviluppo per stabilire le dovute gerarchie all'interno del team di progettazione su tematiche specifiche.

venerdì, febbraio 10, 2012

Gerarchia delle sostituzioni grafiche

Questo post vale semplicemente oro.
Si devono ringraziare gli autori del blog The Revit Clinic .
Di seguito una traduzione spiccia a beneficio di chi non conosce alcune terminologie dalla versione inglese di Revit (lascio anche la dicitura in inglese per avere un riferimento futuro).

Revit dà all'utente diversi modi per sostituire graficamente come viene visualizzato un elemento. Può non essere sempre chiaro quale metodo "vinca" su un altro, esiste però una gerarchia della visibilità. L'elenco seguente non copre tutti i possibili scenari ma include le più comuni sostituzioni grafiche.

10 è il valore più basso e 1 è quello più alto utilizzando i muri ad esempio:

1. Line Work Tool (Impostazione Linea)
2. Override Graphics in View > By Element > Halftone (Sostituzione grafica dalla vista> Per Elemento> Mezzotono)
3. Graphic Display Options – Silhouette Edges (Impostazioni visibilità/grafica - Silohuette bordi)
4. Override Graphics in View > By Element (Sostituzione grafica dalla vista > Per Elemento)
5. View Filters (Filtri di vista)
6. View Depth – “Beyond” Line Style (Estensioni della vista - stile di linea "Oltre")
7. Phasing Graphic Overrides (Filtri di fase)
8. Visibility / Graphic Overrides > Override Host Layers > Cut Line Styles (Sostituzione Visibilità/Grafica>Stile linea di taglio)
9. Visibility / Graphic Overrides > Projection \ Cut Lines (Sostituzione Visibilità/Grafica>Linee vista/sezione)
10. Project Object Styles (Stili degli oggetti)

Qui un esempio grafico sui muri:

All

Un ulteriore esempio:

  • Nella vista è attiva una sostituzione grafica per la categoria dei muri
  • Il muro ha una sostituzione per elemento
  • Nella vista è impostata una sostituzione grafica per i filtri di fase
  • C'è un filtro grafico attivo che sostituisce graficametne i muri di un determinato spessore

Quando tutte e quattro queste sostituzione sono presenti, di default la sostituzione grafica per elemento risulterà visibile poichè occupa la posizione più alta nella successione al quarto posto:

BlogA

Togliendo la sostituzione grafica per elemento risulterà visibile il filtro di vista:

BlogB

Togliendo il filtro di vista sarà visibile la sostituzione grafica legata al filtro di fase:

BlogC

Infine, cambiando il filtro di fase della vista, apparirà la sostituzione grafica applicata alla categoria:

BlogD

martedì, febbraio 07, 2012

Primavera-2

Può sembrare complesso ma sono solo estrusioni, i materiali di colori diversi corrispondono ad altrettante sottocategorie... Ritorna utile per le esportazioni verso 3DS Max oltre che essere obbligatorio per il controllo e la flessibilità della grafica in Revit.

domenica, gennaio 08, 2012

Ringhiere - parte 1

Le ringhiere sono famiglie di sistema con una propria categoria, composte però da famiglie di archivio (quindi esterne) diverse: le balaustre e i profili per i correnti.

Va detto però che si possono realizzare ringhiere senza balaustre (con solo i correnti) ed anche ringhiere senza correnti.

La ringhiera è quindi è un oggetto che consente la ripetizione di una trama di oggetti lungo un percorso e al contempo l'estrusione di profili chiusi lungo lo stesso percorso; il percorso può poi essere costituito da una spezzata con tratti lineari o curvi, può rimanere in piano o coprire dei dislivelli, sia impostati manualmente dall'utente, sia seguendo un oggetto “host”.

Come per tutti gli oggetti in Revit solo il tracciamento del percorso resta nel piano di lavoro della ringhiera.

Per tracciare una ringhiera correttamente è necessario capire come si comportano i componenti di cui è costituita.

Profili

Partendo dal template per i profili delle ringhiere si comprende come il piano di riferimento orizzontale corrisponderà all'estradosso del corrente una volta caricato nel progetto.

Dev'essere un unico profilo chiuso, può essere parametrico, consiglio di rifare anche quelli più semplici presenti di default nel template perché contengono delle imprecisioni molto fastidiose.

Da Parametri e Categorie di famiglie si può impostare che il profilo personalizzato compaia solo negli elenchi delle ringhiere, rendendo più semplice la sua selezione una volta caricato nel progetto.

Quando un profilo viene associato ad un corrente in una ringhiera crea un estrusione che fa parte di una specifica sotto-categoria delle ringhiere cui va associata un'altezza dal piano di riferimento della ringhiera (con riferimento all'estradosso del profilo), la sua giacitura laterale rispetto alla linea di tracciamento del percorso e il suo materiale. È presente un campo di nome per poterlo usare come riferimento per le altezze delle balaustre.


Balaustre

Cominciamo con l'osservare meglio i template iniziali delle balaustre: sono tre, uno chiamato genericamente Balaustra, il secondo Balaustra-Pannello e il terzo Balaustra-Montante.




La vista che si apre è quella di prospetto laterale, ossia il lato parallelo al percorso di tracciamento della ringhiera.

In ognuno di questi template esistono gli stessi piani di riferimento con dei parametri di altezza e angolo associati. I valori di partenza di questi parametri sono del tutto generici e non avranno nessuna ricaduta nel progetto poiché l'inclinazione delle facce e l'altezza delle balaustre dipende dai riferimenti che vengono attribuiti all'interno del tipo di ringhiera. Le differenza di comportamento sta proprio in questi parametri, infatti guardando meglio si nota che nel template della Balaustra generica, i parametri di angolo che governano i piani inclinati sono due distinti: uno per quello superiore e uno per quello inferiore, quindi in linea di principio possono essere diversi. Quando si carica una balaustra così in una ringhiera, è possibile vincolare la base all'host e l'altezza ad un corrente.


Se il corrente si inclina, soltanto la sommità della balaustra si modificherà per seguire l'inclinazione del corrente, proprio perché nella famiglia sono presenti due angoli diversi. Se l'host fosse inclinato (come una rampa o un pavimento), si avrebbe una situazione come quella rappresentata in figura, ma con un errore proprio al piede poiché la balaustra sarebbe correttamente associata all'host sull'asse di mezzeria ma la faccia inferiore non sarebbe ruotata proprio perché l'inclinazione cambia solo in corrispondenza di un corrente.


Se si partisse dal template Balaustra-Pannello, l'angolo di inclinazione sarebbe lo stesso sia per la base sia per la sommità, quindi nell'esempio precedente con host inclinato l'errore alla base si presenterebbe ancora, ma stavolta la base inferiore della balaustra avrebbe la stessa inclinazione del corrente della ringhiera.

Se si partisse infine dal template Balaustra-Montante, ci si accorgerebbe che i valori dei parametri angolo sono impostati a zero e mancano i piani inclinati corrispondenti, quindi non ci sarà inclinazione delle estremità. Ovviamente questo è vero in linea di principio, poi l'utente ha facoltà di introdurre delle variabili a piacere e di modificare adeguatamente la geometria del montante attraverso l'uso di parametri di tipo appropriati.

L'altezza della balaustra si fermerà all'intradosso del corrente cui è associato a meno di non spuntare il parametro Montante (Post) all'interno delle proprietà di tipo della balaustra, facendo arrivare il montante all'estradosso del corrente.

Il parametro Montante è presente anche negli altri tipi di balaustra che sono stati esaminati in precedenza e l'effetto che produce è sempre quello di far arrivare la balaustra all'estradosso del corrente (ammesso che non sia impostato alcun offset in altezza); soltanto nel caso di balaustra-pannello però l'inclinazione dell'estremità superiore rimane parallela a quella del corrente.

Per coprire la maggior parte delle casistiche e semplificare la gestione delle famiglie è opportuno ricorrere alla nidificazione di modelli generici all'interno delle famiglie di balaustra, avendo cura di impostare adeguatamente i parametri che ne permettono la flessibilità.

sabato, gennaio 07, 2012

La primavera

A dettaglio medio....
A dettaglio alto....

Stay tuned...

venerdì, gennaio 06, 2012

Note chiave

In un software BIM (Building Information Modeling) è possibile gestire una varietà di dati nello stesso modello che vanno oltre alla mera definizione spaziale degli oggetti architettonici.

Questo aspetto è quello che differenzia maggiormente le piattaforme BIM dalle passate tecnologie CAD, ovvero la possibilità di inserire informazioni aggiuntive nel modello dell'edificio (definizione delle parti costitutive dell'oggetto architettonico, definizioni dei materiali, delle loro caratteristiche fisiche di densità, trasmittanza, costo, per fare un primo esempio) e di estrarle quando occorre per poterle integrare nelle diverse forme documentali volte a descrivere l'edificio stesso (sia disegni sia tabelle).

La natura e la quantità di informazioni che possono essere esplicitate sono a discrezione dell'utente, il compito del software è quello di gestire queste informazioni e di preservarne la corrispondenza all'interno del modello, evitando quindi all'utente quelle operazioni di aggiornamento necessarie in un processo di progettazione sottoposto a revisioni cicliche.

Revit è una piattaforma BIM e consente l'implementazione di questa intelligenza ulteriore nel progetto attraverso i parametri degli oggetti. In particolare vorrei approfondire il concetto di note chiave.

Le note chiave sono un parametro di tipo (quindi un parametro che assume uguale valore per tutti gli oggetti dello stesso tipo) che si trova sotto il raggruppamento fondamentale dei Dati Identità.

E' un parametro che si trova nelle proprietà dei materiali e sia negli oggetti modello sia nei componenti di dettaglio (purtroppo non sui componenti di dettaglio ripetuti); ovviamente le linee, anche se di modello, non hanno questo tipo di parametro.

In particolare questo parametro consente di specificare, o per selezione da un elenco o per input manuale dell'utente, un codice, la chiave appunto, cui corrisponde una descrizione sotto forma di testo.

Per esplicitare uno o entrambe questi due valori in un disegno occorre quindi una particolare etichetta che legga questi parametri, ossia un'etichetta di nota chiave.

Dalla scheda Annotazioni, gruppo Etichette troviamo le note chiave che sono di tre tipologie, due automatiche (oggetto e materiale) che leggono il parametro nota chiave, e una manuale (utente) che consente di inserire una nota chiave fittizia per arricchire la descrizione del disegno anche dove non vi sono oggetti con parametro nota chiave (come linee o componenti di dettaglio ripetuti).

Per un oggetto, ad esempio, si viene quindi a creare questo tipo di relazione consequenziale:



Oggetto – Chiave – Descrizione



La prima parte della relazione (Oggetto-Chiave) è impostata dall'utente all'interno del progetto proprio attraverso il parametro Nota chiave. La seconda parte della relazione (Chiave-Descrizione) è impostata invece nel file di testo esterno delle note chiave, che può essere modificato indipendentemente dalla sessione di Revit con un editor di testi qualsiasi, a patto di mantenere la sintassi che ne permette il funzionamento corretto.

Con questo metodo si hanno alcuni vantaggi immediati: l'associazione finale Oggetto-Descrizione è assicurata in ogni vista del progetto, eliminando di fatto gli errori di coordinazione; se il valore della Chiave, che agisce da ponte tra Oggetto e Descrizione, rimane costante, è possibile copiare a piacere i file esterni delle note chiave e modificare le descrizioni per tenere traccia dei cambiamenti che intervengono durante l'iter progettuale senza perdere la relazione che lega gli oggetti alla descrizione.

Questo secondo aspetto è molto utile quando si passa da una fase di progetto a quella successiva, per cui le indicazioni dei materiali e dei componenti hanno una specificità maggiore. Inoltre risulta molto più semplice avere la documentazione coordinata nel caso di comparazione dei costi di soluzioni alternative, ad esempio sulle finiture.

Il percorso del file esterno delle note chiave viene salvato all'interno del progetto (e volendo del template iniziale) e lo si deve ricaricare manualmente quando vengono apportate modifiche che altrimenti sarebbero visibili soltanto alla riapertura del progetto in Revit.

Per poterlo fare è necessario passare dalla scheda Annotazioni, gruppo Etichette, impostazioni Note chiave.




All'utente è lasciata la libertà di decidere l'aspetto grafico delle etichette di nota chiave, se devono riportare solo il valore della chiave (da approccio meccanico, tipo scheda di montaggio di un mobile) o il valore della descrizione o entrambe.

Nel caso si decida di utilizzare il codice si rende necessario esplicitare la corrispondenza tra codice e descrizione. E' sempre facoltà dell'utente decidere se il valore del codice da riportare debba essere univoco per tutto il progetto o se debba essere progressivo all'interno della specifica tavola, cambiando il metodo di numerazione dalle impostazioni delle note chiave.

Dalla scheda Viste>Crea>Legenda note chiave, è possibile controllare tutte le note chiave presenti nel progetto attraverso una vista di abaco. Alla legenda nota chiave possono essere applicati dei filtri basati sui valori della chiave e del testo della descrizione. Essendo una vista di abaco può essere inserita in più tavole senza essere necessariamente duplicata.

È possibile filtrare poi l'abaco per tavola, ossia l'elenco varierà in funzione delle note chiave presenti nelle viste inserite in tavola.

Nei Paesi dove viene utilizzata una codifica standard per la scomposizione degli edifici, l'utilizzo delle note chiave è reso più semplice poiché l'organizzazione che si deve dare alle note segue delle regole precise dettate dalla normativa di settore.





L'esempio dell'immagine precedente si riferisce al CSI Master Format 2011, standard di codificazione edilizia diffuso negli Stati Uniti d'America e non solo.

Il file esterno delle note chiave è costituito da un elenco in cui su ciascuna riga trovano posto nell'ordine:

CHIAVE [Tabulazione] DESCRIZIONE [Tabulazione] CHIAVE LIVELLO SUPERIORE

Per editarlo è sufficiente un editor di testo, ma per fortuna esiste un software, Keynote Manager, distribuito gratuitamente da Revolution Design a questo indirizzo:

http://www.keynotemanager.revolutiondesign.biz/

Consente di semplificare molto il lavoro di gestione e aggiornamento delle note chiave, rimando alle pagine del sito per una descrizione esaustiva delle caratteristiche del software.

Vi sono anche altre utility da considerare per migliorare il proprio flusso di lavoro in Revit.